Quando parliamo di organizzazioni, aziendali o associative che siano, il primo pensiero collegato è quello della sua struttura, gerarchica principalmente. Il secondo pensiero, quello più fugace, è indirizzato al clima e alla cultura organizzativa.

Molte volte, però, esistono delle “sotto-culture” organizzative, un sotto bosco di non detti, un clima lontano dall’idillio paventato, reso invivibile e tossico.

Ed ecco che succede che la prima vera responsabile di questo clima è la Leadership, ovviamente una leadership tossica (cfr. Andrea Castiello d’Antonio https://www.castiellodantonio.it/psicologia-del-lavoro/leadership-e-management), una leadership incapace di raccogliere i bisogni di tutti i membri dell’organizzazione, ma in grado solo di esercitare un certo tipo di controllo. Sì, perché il problema del controllo è il vero nemico della leadership: un leader incapace di delegare, di affidarsi ai suoi collaboratori, professionisti di certi campi, assunti per posizioni chiave, porta il leader stesso ad esercitare un controllo eccessivo, maniacale, se non nevrotico, al punto da non permettere più che le decisioni possano essere prese in autonomia da chi potrebbe, ma di porre il veto in ogni situazione, bloccando così ogni processo.

Le conseguenze di uno stile di leadership così sbagliato sono catastrofiche: diminuzione della credenza di autoefficacia di tutto il team (cfr. Autoefficacia, A. Bandura), conseguente calo di autostima, senso di frustrazione, sentirsi inutili e desiderio di trovare un nuovo posto di lavoro.

Ovviamente queste sono le conseguenze dirette sul benessere dei dipendenti, a queste vanno aggiunte le conseguenze indirette sull’organizzazione: incapacità di raggiungere gli obiettivi aziendali prefissati, reiterazione di tentativi fallimentari che complicano la situazione, mobbing, faide interne, cali prestazionali e rischio di fallimento.

Uno dei tentativi si risolvere questo problema, molte volte, è quello di sostituire il leader, prendendo qualcuno che fino a quel momento era un collaboratore, in scala gerarchica, ma questo il più delle volte si rivela essere un tentativo fallimentare, che complica il problema, invece che risolverlo, perché alla base esiste quella cultura organizzativa, tossica e malata, che porterà a reiterare lo stesso comportamento, tossico e malato.

Non male come scenario, vero?! beh se fossimo un uno di quei film catastrofici, con conseguenti spargimenti di sangue, direi che sarebbero gli ingredienti migliori. Purtroppo però stiamo parlando di cose che accadono tutti i giorni, in modo silenzioso e subdolo, in molte realtà organizzative.

Quindi come risolvere questo problema?

Partire dal ricostruire una cultura organizzativa diversa, passando poi a considerare ogni membro dell’organizzazione un professionista, fidandosi del Know-how che porta, affidando elementi decisionali.

Inoltre questa mania di controllo dei leader denota una profondo senso di insicurezza, di paura di sbagliare, ma, soprattutto una mentalità statica (cfr. Carol Dweck, Mindset), resistente al cambiamento e quindi, per definizione, contraria ad ogni mission aziendale.

Se sei un leader è bene inizi a capire quali stili di leadership vorresti adottare, quale stile è più indicato nella situazione in cui trovi, momento per momento, danzando tra diversi stili e adottando diversi metodi e strategia.

Se vuoi vedere quale è il tuo stile di leadership compila questo questionario (6 min massimo): Autovalutazione stile di Leadeship