Ci sono dei problemi che appaiono insormontabili, irrisolvibili. In realtà un problema che dura da anni, non ha bisogno di anni di soluzione.

“Tutto ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto.” – Occam. Sono stato contattato da diversi studenti universitari. Bloccati a pochi esami dalla tesi, altro proprio sulla tesi. Ovviamente certi blocchi non ci sono da pochi giorni o settimane. Certi blocchi durano da anni. Sono dentro. Viscerali.

Infanganti in situazioni dove ti sembra di vedere tutto impastato, impossibile da fuggire. Questo è il primo autoinganno.

AUTOINGANNO

Di solito cerco di capire cosa tiene vivo il problema. Perché non è mio compito trovarne la causa. Purtroppo non ho formule magiche che risolvano il problema, si deve lavorarci su un po’.

Pensare che l’unica cosa che possa aiutare a risolvere il nostro problema sia qualcosa di magico, che il nostro problema con lo studio, la motivazione, la disciplina, ecc. sia così difficile da risolvere, se non con la magia è il secondo

AUTOINGANNO

La verità è che ogni problema simile nella forma è diverso nel contenuto, diverso nella persona che lo percepisce. Quando si cerca di risolverlo con metodi che hanno usato altri che hanno avuto un problema simile, in realtà si sta alimentando il mostricciattolo del problema, che vive e si rafforza proprio grazie ai vani tentativi di risoluzione. terzo autoinganno.

AUTOINGANNO

Per riuscire a superare il vostro problema è necessario un piano personalizzato, vi fa risparmiare tempo e fatica, ma questo vale in qualsiasi ambito.

ESEMPIO.

Diversi studenti bloccati con la tesi, chi alla prima pagina, chi al primo capitolo, chi alla consegna, ecc..

Secondo una logica lineare saremmo portati a pensare: STESSO PROBLEMA -> STESSA SOLUZIONE. Niente sarebbe più SBAGLIATO!

Quello che vediamo noi è solo la parte più visibile del problema, la nostra punta dell’iceberg. Non riusciamo a capire cosa lo tiene vivo.

Per esempio, nel nostro caso di blocco alla tesi, potrebbe esserci un perfezionismo estremo che innescherebbe un circolo vizioso: Non presenterò mai una tesi che non ritengo perfetta, ma non sarà mai abbastanza perfetta come nella mia mente. La conseguenza: SMETTO DI SCRIVERLA.

Oppure il blocco è generato da non riuscire più a provare il piacere nell’apprendimento, nella scrittura, ma tutto è vissuto come un dovere, una punizione infernale, per cui alla fine SMETTO DI SCRIVERLA.

Due esempi, medesimi epiloghi, diversi problemi.