II feedback, o, all’italiana, riscontro, è un’arte che va imparata, allenata, appresa e applicata. Ma come si fa a dare dei feedback seri? e poi, questi feedback servono?
Il feedback è uno strumento importantissimo, serve a noi per capire se siamo sulla strada giusta per raggiungere i nostri obiettivi, non esiste successo senza obiettivo, non esiste obiettivo senza feedback, quindi non esiste successo senza feedback. Ogni prestazione cui abbiamo fatto fronte ci ha restituito un feedback, la natura ci manda feedback di continuo.
Un primo modo di darci dei feedback riguarda quei riscontri che ci diamo noi stessi, quei piccoli giudizi che ci diamo, ad esempio “sono stato proprio bravo” oppure “sono stato un pirla” ecc., questi sembrano quelli più facili, ma in realtà sono molto più difficili di quanto si possa immaginare, perché giudicare noi stessi è sempre uno sbilanciamento, in positivo o in negativo, ma non è mai oggettivo. L’importante è stare sull’azione, non sul generale, verificare le azioni è più facile e più incisivo.
Ma quando poi ci domandano: mi potresti dare un feedback sulla mia “prestazione”?
Con prestazione intendo tutto, ogni evento di particolare rilevanza, come la presentazione di un lavoro, aver tenuto la riunione, aver fatto una maratona, un particolare gesto, ecc.
In questi casi vanno evitati i feedback larghi, cioè quelli generici che di solito sono riferiti alla persona, non all’azione, come, ad esempio, “sei stato bravo”, in positivo, “sei un pirla”, in negativo (che va evitato come la peste), bisogna, invece, dispensare feedback stretti (sul fatto specifico), positivi o negativi, come “sei stato chiaro nel parlare” (positivo), oppure “sul passaggio dal concetto “a” al concetto “b”, ti sei mangiato qualche parola, rendendo il discorso poco fluido” (negativo); con quest’ultimo esempio non stiamo dando del pirla, ma stiamo solo dicendo che quella cosa va migliorata, altro aspetto fondamentale: non dire “male”, ma “meglio”.
Iniziare a provare a farlo con noi stessi ci renderà migliori.